Non ci vuole molto. Manca poco alla strumentalizzaizone della legalità in chiave razzista. La strategia è chiara: leggi sempre più restrittive e regolamenti asfissianti per rendere impossibile la vita ai migranti nel nostro Paese. La legge Bossi-Fini, la politica dei respingimenti, il pacchetto sicurezza, la filosofia dei CIE, la caccia la clandestino casa per casa, l'impossibilità di ottenere assistenza sanitaria e istruzione scolastica per gli irregolari costituiscono ormai un castello di vincoli quasi insuperabile, un laccio stretto attorno al collo dell'accoglienza, l'unica premessa per una autentica integrazione. Di questo passo assisteremo alla introduzione di regolamenti con cavilli sempre più assurdi e discriminanti tendenti in ogni modo a fermare un processo di migrazione proveniente dai paesi del sud del mondo che invece è inarrestabile. Una scelta strumentale quindi in cui si confodono cause ed effetti, rimedi e strumentalizzazioni interessate. Ciò che i vuole impedire non è l'immigrazione ma l'immigrazione regolare e tutelata rendendo assai più semplice l'immigrazione "clandestina" rispetto a quella regolare. L'Italia non è un paese razzista. E' peggio. E' diventato il paese del razzismo strumentale allo sfruttamento. Insomma diciamolo: dato che non si arrestano i processi migratori si vuol far capire a tutti che non si sfugge al ruolo di sfruttato e di debole assoluto. Ovunque vada il migrante, proveniente dal sud del mondo, non è previsto che posssa migliorare la propria condizione di vita e affrancarsi dal destino di sottomissione, miseria e sfruttamento che il mondo post e neo coloniale gli ha strategicamente riservato. Nel destino degli immigrati condannati ad un irroslvibile clandestinità possiamo vedere i prodromi del nostro futuro: assoluto precariato, guerra tra poveri, assenza di diritti e garanzie sociali. Il tutto finalizzato ad una logica di profitto da sfruttamento frutto di un capitalismo estremo. Messo alle corde dalla crisi finanziaria che la deregulation dei mercati ha prodotto, il capitalismo nostrano, scarica la propria crisi sui più deboli e mette in campo le sue peggiori risorse per sistematizzare lo sfruttamento senza controlli e, nel tempo, per estendere questa pratica lucrosa ai salariati, a tutti i salariati. Insomma è chiaro che gli "extracomunitari" di domani sono tutti quei cittadini che, piano piano, un pezzo alla volta, verranno per convenienza messi ai margini della società, costretti ad ingrossare ogni giorno di più le fila di quel precariato sociale che detta al mercato del lavoro condizini orientate al ribasso permanente, al ricatto permanente. Insomma coloro che oggi ci invitano a comprimere i diritti di qualcunaltro per salvaguardare i nostri sono gli stessi che domani ci diranno che quel "qualcunaltro" siamo noi. La battaglia antirazzista è quindi, a questopunto occorre dirselo chiaramente, uno scontro culturale e politico allo stesso tempo alla cui base stanno non solo pregiudizi xenofobi e sul colore della pelle (usati strumentalmente), ma anche opposte visioni della società. E' di questa presa di coscienza che il movimento antirazzistta ha oggi più che mai bisogno per non essere sconfitto.
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